Hip Hop: realismo e spiritualità

Spero ci sia il tempo e la voglia di leggerlo, anche soltanto per quel rispetto che dovrebbe esserci non tanto nella comunità Hip Hop (perché, volenti o nolenti, che piaccia o meno, l’LdM è Hip Hop – e cercherò di spiegarne i motivi in queste righe, anche), quanto come esseri umani in genere (e già questo è un punto che dovrebbe far riflettere: rispetto. Temple of Hip Hop – prenderò molto da qui, da questo luogo Hip Hop che ogni persona che si sentisse membro di tale comunità dovrebbe conoscere, non dico esattamente, ma almeno superficialmente. Sono sarcastico, com’è ovvio). Ma per l’Hip Hop si fa questo e altro, per la sua esplicazione, per far sì che non ci siano fraintendimenti su cosa esso sia e manifesti, su come si mostri al mondo, nel mondo, su che ruolo esso possa avere in questo, per rendergli, insomma, giustizia (anche se, in effetti, non ce ne sarebbe bisogno più di tanto: va da sé).Il mio sarà un intervento puramente d’apertura, né difensivo né d’attacco (Temple of Hip Hop, Afrika Bambaata, vedi sopra), perciò, se in alcuni punti risulterò essere duro, per quanto dure possano essere le lettere su uno schermo, sarà perché l’avrò ritenuto necessario, indispensabile, ma sarà qualcosa totalmente privo d’iniziative belligeranti e cose del genere. Mi scuso in anticipo, e dico che vorrei presentarmi nel campo semantico, morale ed esistenziale del rispetto e della cultura Hip Hop. E si parla di cultura vera e propria, perché la conoscenza sta alla base, e io sono capace, purtroppo, di esprimere tale conoscenza soltanto attraverso questi termini e queste parole – e, per favore, non cercate di attaccarmi dicendo cose del tipo “è arrivato l’intellettuale del cazzo”, oppure “dove vuoi arrivare con queste cose che dici, che non si capiscono?!”, perché altrimenti dimostrerete soltanto che non ci avete capito un cazzo, e non tanto del testo, quanto dell’ Hip Hop. Queste sono solo pochissime premesse rispetto a quelle che avevo in testa, ma credo che ormai si sia capito il senso, perciò penso sia il caso di iniziare. Buona lettura, per chi volesse. “Hip Hop è un termine che descrive la nostra indipendente coscienza collettiva” (Primo Principio dell’ Hip Hop Declaration of Peace, corsivo mio): già qui è presente il concetto di “comunità” ed è sottinteso, ovviamente, il concetto di pace. Possiamo sin da ora affermare, allora, che ogni tentativo di creare dissidi violenti – ché di semplici divergenze ce ne possono essere sempre, e ben vengano! – sia contrario all’essenza dell’HH (mi riferisco, tra le altre cose ma non soprattutto, a tutto quel filone G-rap, anzi, a coloro i quali cercano di rendere HH questo genere, che già di per suo nome non lo è – HH e rap, guarda la distinzione). Hip Hop, dunque, è una parola, ma bisogna tener presente l’importanza del termine “parola”, soprattutto nella cultura (e parlo di cultura anche come common sense) anglo-americana: gli studi di semantica e semiotica parlano chiaro. Se non c’è questo tipo di conoscenza, ahimé, che cosa possiamo fare? Se poi vogliamo essere HH soltanto perché ci piace, beh, allora… diciamo che sarà un nostro appartenere a tale cultura in modo superficiale, come chi va a messa a Natale e a Pasqua e basta, insomma. Il nostro dire una parola significa prenderci la responsabilità del detto. Mi fermo qui perché mi rendo conto che il discorso potrebbe diventare alquanto pesante. Detto questo… HH è essere in uno Spirito che spinge a vivere le situazioni, le situazioni tutte, lontano da ogni tipo di convenzionalità sociale, di massificazione. Ogni tentativo di uniformare un pensiero e anche un modo di vestire e anche un linguaggio sono del tutto contrario all’essenza stessa dell’HH. E allora perché c’è questo modo di vestire, questo gergo e questa mentalità? Semplicemente perché lo si accetta, e lo si accetta (quindi) consapevolmente. Non vestirsi in un certo modo e non parlare usando certi termini non significa non essere HH, perché, appunto, si è HH. Per la mentalità la questione è un po’ più complessa: tu pensi in quel determinato modo, avendo quei determinati schemi mentali perché sei in quel modo. Ciò non significa che non si possa cambiare, né che si sia incoerenti nel farlo: siamo esseri storici immersi in una spazio-temporalità mutevole. E se, quindi, HH è essere in un certo modo, non esistono temi che non possano esser trattati, né parole che non possano esser dette, né gesti che non possano esser compiuti: niente di tutto questo, sia perché l’HH è ciò che ci rende come siamo e siamo liberi, sia per libertà individuale. Non c’è collisione. Questo scritto è solo un compendio di ciò che io, che l’LdM, che tutti gli esseri HH abbiamo accettato di credere, di vivere e di fare. Per conto mio, forse, continuerò a scrivere su queste questioni… magari uscirà qualcosa di grosso. Per ora teniamoci queste idee ben strette e non facciamocele togliere da qualche moda, da qualche falso mito o da qualche demone, tipo quello della popolarità, ma di quella spicciola – ché se si diventa famosi non è un problema, anzi: se il mainstream (e questo l’ho già scritto da qualche altra parte) è HH non bisogna disprezzarlo. Siamo contro ogni tipo di dis-rispetto (anglicismo) aprioristico.

1 commento su “Hip Hop: realismo e spiritualità”

  1. hai parlato più che altro di te! io ero interessato a seguire qualcosa sull’hihop per passarlo su una pagina di facebook che ha aperto un mio amico…e di qui ti lascio anche il link..così puoi iscriverti al gruppo se ti va https://www.facebook.com/groups/419678941415204/450726704977094/?comment_id=451493001567131&ref=notif&notif_t=group_activity Eppoi mi imbatto in quest’articolo.Non prenderla come una cosa personale,non ce ‘lho con te.Spero non ti offenda.Però cerca di diminuire i contenuti personali e concentrati di sull’hiphop che ha tanto da insegnare se capito bene etante tematiche su cui far rflettere e far entrare in meditazione.in pace.

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